IL BLOG DI SMU
Kathmandu, il traguardo del mio primo grande viaggio
Dopo 16.000 km, confini attraversati, imprevisti meccanici e incontri indimenticabili, sono arrivato a Kathmandu. Questo è il racconto dell’ultima tappa della mia prima vera avventura: imperfetta, faticosa, ma profondamente mia.


STEFANO
Data
Ottobre 2024
Lettura
4 min
Sono arrivato alla fine di questo viaggio. Eh già, sono arrivato a Kathmandu con la mia bellissima Transalp 600. Prima di raccontare come mi sento, però, ci tengo a fare un piccolo recap degli ultimi giorni. Ci eravamo lasciati ai miei ultimi momenti in India. Da lì mi sono diretto verso il confine con il Nepal, dove per la prima volta durante tutto il viaggio ho dovuto richiedere un visto in frontiera, visto che per tutti gli altri Paesi ne ero già in possesso. È stato tutto facile e veloce, anche se stavo per commettere l’errore di entrare senza visto, perché il confine tra India e Nepal è praticamente aperto e nessuno ti ferma davvero. Ma una volta ottenuto il visto, ero dentro: ero ufficialmente in Nepal, l’ultima tappa di questo viaggio. Sono rimasto in Nepal per 20 giorni, anche se non ho fatto tantissimo. La moto ormai era in condizioni pietose: le frecce erano fuori uso dal primo giorno (non che mi servissero davvero), il contachilometri era rotto dalla Turchia (e su una moto senza indicatore della benzina diventa abbastanza essenziale), la gomma posteriore era completamente liscia e non faceva più presa, e il freno dietro era totalmente andato. Insomma, non ero nelle condizioni per esplorare troppo, così ho scelto la strada più diretta per raggiungere Kathmandu. Dal confine sono andato a Pokhara, una città moderna, pulita e tranquilla, l’opposto totale rispetto all’India. In ostello ho conosciuto un po’ di backpacker, tutti lì per fare trekking. C’era chi stava per partire per l’Annapurna, chi per l’Everest e chi avrebbe fatto entrambi. A sentirli parlare mi mangiavo le mani: avrei voluto farli anche io, e avrei potuto se davvero l’avessi voluto fino in fondo. Ma so per certo che è una di quelle esperienze che prima o poi farò. Da Pokhara sono andato a Chitwan, dove ho fatto un altro safari. Anche questa volta niente tigre, ma ho avuto la fortuna di vedere un bellissimo rinoceronte. È proprio lì, a Chitwan, che ho prenotato il volo di rientro per l’Italia. Il 30 ottobre torno a casa. Fino all’ultimo sono stato combattuto: ero tentato di prendere un volo per l’Australia e spedire lì la moto, ma dopo tanti ragionamenti ho capito che la scelta migliore era tornare un po’ in Italia e, se tutto va come spero, andare in Australia più avanti.
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Ogni sogno realizzato lascia spazio al prossimo.
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La strada da Chitwan a Kathmandu è praticamente inesistente: è tutto sterrato, e la pioggia ha reso il terreno scivolosissimo. Senza gomme e freni, non è stato per niente facile. Gli ultimi chilometri sono stati tutti in discesa su una montagna: ho praticamente sciato con la moto. Ma alla fine, ce l’ho fatta. Sono arrivato a Kathmandu. Appena arrivato, mi sono diretto all’ufficio di Team Work Cargo, la compagnia che si sarebbe occupata della spedizione della moto in Italia. Hanno organizzato tutto in pochissimo tempo: super professionali e veloci. Ora non mi resta che godermi questi ultimi giorni a Kathmandu. Ci sono rimasto otto giorni, e ho visitato praticamente tutta la città. Ma il posto che più mi ha colpito è stato la stupa di Boudhanath, uno dei monumenti buddisti più importanti di tutto il Nepal, che custodisce reliquie sacre. È immenso, tutto bianco, con gli occhi del Buddha dipinti: mi ha lasciato senza parole. Come promesso, a Kathmandu ho rivisto Michele e Mirta, anche loro arrivati a destinazione. Mi sono ritrovato anche con Jörg e Birgit in un campeggio dove la sera si teneva un barbecue con il gruppo di viaggiatori con cui avrebbero attraversato la Cina, in particolare il Tibet. Per attraversare il Tibet, infatti, serve una guida, e siccome avere una guida personale ha costi altissimi, molti viaggiatori si organizzano in gruppo per dividere la spesa. Al barbecue ho conosciuto persone da tutto il mondo (con una netta maggioranza tedesca) e di tutte le età, ognuno con la propria storia. Tutte queste persone sono la dimostrazione che tutto è possibile, a qualsiasi età e anche con pochi soldi. Ascoltare le loro esperienze mi ha fatto un po’ pentire della mia scelta di tornare a casa, ma ormai è deciso: domani ho il volo di rientro. La mia prima vera avventura è finita. Non so perché, ma non mi sento del tutto soddisfatto. Sono felice, certo, ma allo stesso tempo un po’ triste. Realizzare i propri sogni è bellissimo, ma una volta che li hai vissuti, ti resta un piccolo vuoto dentro. Questo viaggio mi ha insegnato tanto, e non vedo l’ora di mettere tutto ciò che ho imparato in pratica nella mia prossima avventura.












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