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Tre giorni a Singapore

Tre giorni intensi a Singapore, tra modernità estrema, regole sorprendenti e incontri inaspettati. Una tappa breve prima di ripartire verso la Malesia.

Three Days in Singapore
Stefano Brucato

STEFANO

Data

Luglio 2025

Lettura

4 min

Una volta imballata per bene la bici, ero finalmente pronto a lasciare l’Australia. Tutto è filato liscio, tranne ai controlli di sicurezza dove mi hanno fatto buttare via tutti i miei attrezzi. Erano di buona qualità e mi dispiaceva davvero separarmene, ma avrei dovuto pensarci prima e metterli in stiva. Pazienza, ormai è andata… li ricomprerò a Singapore. Dopo 8 ore e mezza di volo atterro a Singapore, alle 3 di notte. È troppo presto per qualsiasi cosa, quindi decido di esplorare un po’ l’aeroporto, considerato uno dei più belli al mondo. E confermo: ne vale assolutamente la pena, anche solo per una passeggiata. Con un taxi raggiungo l’ostello, compro gli attrezzi e rimonto la bici. Una volta montata la bici noto subito che il cambio si è sregolato e non funziona più bene. Dovrei sistemarlo, così come le pastiglie dei freni che andrebbero cambiate, ma tra il caldo afoso e la pigrizia… rimando. Sistemo le borse, che erano sparse ovunque, e parcheggio la bici alla stazione dei treni, dove la lascio per tre giorni. Tanto qui è tutto super sicuro, e ci sono telecamere ovunque. Comincio a esplorare la città partendo da Chinatown, piena di vicoletti, bancarelle e un bellissimo tempio buddista. Poi mi sposto ai Gardens by the Bay, dove si trovano i famosi “alberi” di Singapore: spettacolari, soprattutto di sera, quando si illuminano a ritmo di musica in uno show davvero suggestivo. Proprio lì, mentre camminavo tra questi alberi giganti, ho notato una coppia intenta a scattare foto. Lei sembrava volere lo scatto perfetto, lui ci provava, ma ogni volta non andava bene. Avvicinandomi ho sentito che parlavano italiano, così con la scusa di farmi fare una foto mi avvicino e conosco Giulia e Paolo, due ragazzi di Cuneo in viaggio tra Singapore e Malesia. Chiacchieriamo a lungo, soprattutto dell’India, dove mi raccontano di essere stati truffati in modo piuttosto assurdo.

Ho lasciato la bici alla stazione perché qui è super sicura, ma se arriva il robot-poliziotto meglio non dimenticare di indossare il casco!

Decidiamo di esplorare insieme il resto della città. A Singapore non c’è tantissimo da vedere, ma quel che c’è è curato e merita. Giriamo per i vicoli del quartiere arabo e visitiamo Little India, che a tutti e tre fa tornare in mente ricordi dell’India più autentica. Singapore è una città super moderna e incredibilmente sicura. Ho persino visto un robot-poliziotto con telecamere pattugliare le strade. Le leggi qui sono severissime, con multe altissime: per certi reati esiste ancora la pena di morte, per altri si rischiano molti anni di prigione. Nessuno osa fare nulla di sbagliato, nemmeno attraversare col rosso quando non passa nessuno. Durante una passeggiata ho conosciuto una ragazza del posto e le ho chiesto com’è vivere qui. Mi ha raccontato che tutto sommato si vive bene, ma ci sono regole davvero particolari. Ad esempio, non si può bere acqua sui mezzi pubblici: se lo fai, la multa è di circa 600€. È vietato vendere e masticare chewing gum. Comprare un’auto è un’impresa: oltre a pagare il prezzo con tasse fino al 220%, serve un certificato speciale che costa circa 60.000€ e che ti dà diritto a possedere l’auto per dieci anni. Passati i dieci anni, devi pagarlo di nuovo. Un’altra regola strana: non puoi acquistare casa prima dei 35 anni. Ma la cosa più assurda che mi ha raccontato è che i cittadini singaporiani non possono entrare liberamente nei casinò. Per loro l’ingresso costa circa 70€, mentre per i turisti è gratuito. Singapore è decisamente cara per gli standard asiatici, con prezzi simili a quelli italiani o australiani. Ma la sicurezza è qualcosa che colpisce davvero. Non mi è mai capitato di sentirmi così tranquillo in una grande città. Ora sono pronto a ripartire, direzione Malesia. Non so cosa mi aspetta, ma sono curioso e carico per la prossima tappa.

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