IL BLOG DI SMU
Pedalando in Thailandia, sognando l’Italia
Un’avventura in bici in Thailandia tra templi, risaie e persone straordinarie, la prima tappa del lungo viaggio verso l’Italia è stata raggiunta


STEFANO
Data
Settembre 2025
Lettura
5 min
E anche questa piccola avventura è giunta alla fine, ma rappresenta solo una parte del progetto che ho in mente: collegare l’Australia all’Italia senza utilizzare alcun mezzo a motore. Ora più che mai sono convinto dell’obiettivo. Quando ho lasciato l’Australia pensavo a questo viaggio solo come a un test per capire se mi sarebbe piaciuto viaggiare in bicicletta, e devo dire che non è affatto male. Certo, ha i suoi contro: è faticoso, doloroso, e a volte capita di attraversare giorni interi in zone senza nulla di “interessante” da vedere. Ma è proprio lì che si scopre l’originalità di un Paese. Le persone più gentili e autentiche, infatti, le ho incontrate sempre lontano dalle mete turistiche. Ma ricapitoliamo cosa mi è successo in Thailandia… Sono entrato nel Paese senza la più pallida idea di dove andare o in che direzione muovermi. Così ho scritto su un gruppo WhatsApp di ciclisti in giro per il mondo, e mi ha risposto Federico, un ragazzo italiano in viaggio in tandem con sua moglie Baska, una ragazza mongola. Ci siamo dati appuntamento a Surat Thani, una città a 330 km da dove mi trovavo. Erano tanti chilometri, soprattutto perché nei due giorni precedenti ne avevo già fatti 180 e avrei voluto riposare. Ma al solo pensiero di bere una birra in compagnia e conoscere altri viaggiatori in bici (i primi dall’inizio del viaggio), ho iniziato a pedalare a tutta forza, e in due giorni li ho raggiunti. Dopo la birra e un lungo scambio di esperienze, abbiamo deciso insieme la prossima tappa: Chumphon, a circa 200 km di distanza. Niente riposo per me, quindi, ma viaggiando con loro non avrei fatto le tirate che mi impongo quando sono da solo, quindi era comunque un po’ come rilassarmi. Ci abbiamo messo tre giorni per arrivare, dormendo due notti in templi buddisti: era la mia prima volta, ma si sono rivelati un’ottima sistemazione, gratuiti, con bagni e ventilatori. Non si può chiedere di meglio. Con il passare dei giorni ho conosciuto meglio Federico e Baska. Anche per loro questo è solo un test: il loro obiettivo, nel 2026, è pedalare da Roma fino in Mongolia, viaggiando a bassissimo costo e cercando di fare beneficenza lungo il tragitto. Un progetto davvero ammirevole, anche se pieno di difficoltà. A Chumphon ci siamo separati: loro avevano poco tempo e hanno preso il treno fino a Bangkok, mentre io ho imbarcato la bici su un traghetto notturno diretto a Koh Tao. Chissà, magari l’anno prossimo ci rivedremo in qualche altra parte del mondo. Sul traghetto ho conosciuto una coppia americana sulla cinquantina, anche loro in viaggio in bici da quasi due anni. Mi hanno raccontato che, una volta terminata l’avventura, compreranno casa in Trentino perché se ne sono innamorati. Questo mi ha colpito molto: se due persone che hanno girato tutto il mondo hanno scelto il Trentino, significa davvero che è uno dei posti più belli che esistano. Dopo una notte di navigazione (le bici caricate addirittura con una gru), sono arrivato a Koh Tao.
“
I sogni migliori hanno sempre una curva in salita.
”
L’isola è magnifica dal punto di vista naturale, con un mare cristallino. Ma c’è un problema che mi ha urtato: troppi turisti. Era difficile persino incontrare persone locali. Le strutture erano quasi tutte pensate per gli stranieri: in una sola strada ho contato quattro pizzerie italiane, un panificio tedesco e due caffetterie francesi. Nonostante agosto fosse bassa stagione, gli europei erano ovunque. Non sembrava neanche di essere in Thailandia. Così, dopo appena due giorni, ho preso di nuovo il traghetto e sono tornato a Chumphon, rimettendomi in sella verso Bangkok, a 450 km di distanza. La pedalata è stata abbastanza semplice, anche se lungo il tragitto ho rotto un raggio della ruota posteriore. Non avendo ricambi (ero convinto che fosse impossibile romperne uno), ho dovuto cercare un meccanico che mi rimettesse a posto la bici. Una volta sistemato il problema, in due giorni ho raggiunto Bangkok, dove ho deciso di fare una manutenzione completa: pacco pignoni, corone, catena e movimento centrale. Tutto nuovo. Ora ho una bici pronta a puntare dritta verso l’Italia nel 2026. Il viaggio sarebbe dovuto finire qui, ma avevo ancora molto tempo prima del volo di ritorno. Così, invece di prendere un treno per il nord, ho deciso di pedalare altri 700 km fino a Chiang Mai. Questo tratto non è stato particolarmente interessante. Tra Bangkok e Chiang Mai non c’è molto da vedere: l’unica vera eccezione è Ayutthaya, l’antica capitale del Siam (dal XIV al XVIII secolo), un regno che in seguito diede origine all’attuale Thailandia. Dopo Ayutthaya, il paesaggio si riduce a piccoli villaggi pieni di persone straordinarie e distese infinite di risaie. Le giornate erano roventi, una in particolare con 42°. Stavo pedalando sotto il sole quando un motorino ha iniziato a suonare: un uomo thailandese mi ha fatto segno di fermarmi e mi ha offerto una bottiglia d’acqua fresca e una di Coca-Cola, che era andato a comprare apposta per me. In quel caldo torrido, un gesto del genere vale oro. Nel tragitto ho bucato tre volte, ma ormai niente poteva fermarmi: alla fine sono arrivato a Chiang Mai, dopo circa 4.000 km complessivi dal Australia. Qui ho lasciato la bici a casa di Brian, un signore inglese conosciuto tramite Warm Showers (un’app per ciclisti viaggiatori). Il nord della Thailandia è bellissimo. Ho noleggiato una Honda CRF300 per esplorarlo meglio: montagne, risaie infinite, templi unici che sognavo di vedere sin dalla partenza dall’Australia. Con la moto ho raggiunto anche il Golden Triangle, il punto in cui si incontrano i confini di Thailandia, Myanmar e Laos. Guardando il Laos da lì, ho immaginato me stesso il prossimo anno di nuovo in sella verso quella direzione. Ora sono tornato a Bangkok: il 9 ottobre ho il volo di rientro in Italia, dove inizierò a pianificare la seconda parte di questo viaggio. Chissà come andrà a finire…






















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